Papavero
scopri le caratteristiche
FAMIGLIA
Papaveraceae
HABITAT
Cresce nei campi di cereali, sulle scarpate e sui terrapieni di tutta l’Europa.
PARTI USATE
Petali e semi
La Pianta
Caratteristiche
Storia e Composizione
Una pianta annuale o perenne, molto diffusa sul nostro territorio, può produrre più di 400 fiori in una stagione.
Raggiunge i 60/80 cm di altezza, i suoi fiori sono inodore posizionati all’estremità dello stelo, le foglie sono ovali e lunghe, ha estremità dentellate e ricoperte di una fitta peluria. Lo stelo produce una sostanza lattiginosa che respinge gli insetti. I fiori iniziano a sbocciare da metà maggio fino a giugno. Sono molto delicati tanto che ciascun fiore perde i petali nel corso di un solo giorno.
Secondo gli antichi greci il papavero era il simbolo dell’oblio e del sonno, nella mitologia greca Morfeo, il dio dei sogni, veniva rappresentato con un mazzo di papaveri fra le mani. Dementra, la madre terra, dea del grano e dell’agricoltura, bevendo infusi fatti con fiori di papavero, ritrovò la serenità persa a causa della morte della figlia Persefone. Per i greci difatti il papavero è simbolo della consolazione.
Gli antichi Romani i associarono il papavero alla dea Cerere raffigurandola con ghirlande di papaveri.
Nel medioevo il papavero fu invece associato, al sacrificio di Cristo e alla sua morte, per questo.
Nei petali sono state riscontrate scarse quantità di alcaloidi: alcaloidi isochinolici (0,7%) di cui la roeadina (tetraidrobenzazepina) è il maggioritario. Tale alcaloide è stato trovato in tutte le parti della pianta ad eccezione dei semi. Nelle parti aeree: altri alcaloidi quali protopina (anche nelle radici), captisina, sanguinarina, cheleritrina; glicosidi antocianici (mecocianina, cianina e altri); mucillagini e nitrato di potassio.
Nei semi, olio grasso (35%), costituito in prevalenza acido linoleico, e acidi oleico, palmitico e stearico. Essendo un esponente delle Papaveracee, anche il papavero rosso contiene alcaloidi: tutta la pianta – fatta eccezione per i semi – contiene la roeadina ed altre molecole alcaloidee isochinoliche. Le parti aeree abbondano in protopina (presente anche nelle radici), sanguinarina, coptisina e cheleritrina.
Tra gli altri componenti chimici si ricordano anche le mucillagini e gli antociani, responsabili della colorazione rosso sangue dei petali (a questo proposito, gli antociani sono sfruttati anche come coloranti).
Dai semi si ricava un olio ricco di acido linoleico, stearico linoleico, palmitico ed oleico.
In fitoterapia, la parte di pianta maggiormente sfruttata è rappresentata dai petali.
[composizione chimica del papavero rosso tratta da Dizionario di fitoterapia e di piante medicinali, di E. Campanini].
Nonostante il papavero rosso ed il papavero da oppio appartengano alla medesima famiglia, il fitocomplesso risulta assai diverso: oltre all’assenza di morfina, codeina e papaverina (molecole che caratterizzano il fitocomplesso della specie somniferum), l’intera pianta di papavero rosso è costituita da lattice ben diverso da quello dell’altra specie.



Proprietà Terapeutiche
Nella medicina popolare, l’oppio ottenuto dal papavero viene utilizzato come rimedio sedativo in caso di ulcere intestinali e tubercolosi intestinale. Inoltre, è impiegato come antispastico del tratto urinario, dei dotti biliari e della muscolatura liscia in generale, ma non solo. Infatti, la medicina tradizionale utilizza l’oppio anche per il trattamento di colelitiasi, calcoli renali, coliche, peritoniti, tosse e perfino per il trattamento di alcune forme depressive.
Nella medicina cinese, invece, l’oppio viene impiegato per il trattamento di disturbi quali diarrea, dissenteria e tosse.
Anche la medicina indiana sfrutta l’oppio per il trattamento di tosse, diarrea e dissenteria, oltre ad impiegarlo in caso di disturbi proctologici, infiammazioni oculari e auricolari.
Il papavero trova impieghi anche nella medicina omeopatica, dove lo si può facilmente trovare sotto forma di granuli.
In quest’ambito, il papavero rimedio omeopatico (preparato a partire dal lattice estratto dalle capsule della pianta) viene utilizzato in caso di costipazione, insonnia, decorsi post-operatori, spasmi e alcolismo cronico.



Controindicazioni
In seguito all’assunzione di oppio possono manifestarsi effetti collaterali non indifferenti, quali: mal di testa, vertigini, spasmi, debolezza generalizzata, costipazione, prurito cutaneo ed eruzioni cutanee.
In seguito a sovradosaggio, invece, possono manifestarsi: euforia, riduzione delle capacità mentali, analgesia, miosi, bradicardia, nausea e vomito, edema polmonare, edema cerebrale, atonia, convulsioni, cianosi e diminuzione della frequenza cardiaca fino ad arrivare all’insufficienza respiratoria.
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